martedì 30 gennaio 2018

Astrologia e scienza: quale relazione oggi?





Astrologia e scienza: quale relazione oggi?

Scritto da: Umberto Carmignani

Scienza e Fisica Quantistica

30/01/2018



Astrologia e scienza: quale relazione oggi?

Tratto dal libro Astrologia Archetipica.

Il Tema Natale corrisponde all’immagine del cielo colto nell’attimo della nostra nascita: è la rappresentazione della risonanza tra il macrocosmo e il microcosmo individuale, è un ponte fra la prospettiva terrestre (le Case) e quella stellare (i Segni zodiacali) su cui transitano i Pianeti.
Il Tema Natale è una mappa stellare che ci aiuta a orientarci nell’Universo degli eventi, un manuale galattico di istruzioni per comprendere come funzioniamo a livello individuale e collettivo, un vero e proprio stargate, una finestra spalancata sull’universo, un portale che ci mette in connessione con le energie veicolate dalle galassie, dalle stelle, dai pianeti attraverso la loro luce, il loro movimento, la loro presenza fisica ed energetica e ci permette di trascendere la dimensione fisica terrestre per ricongiungerci ai Creatori.

Quando guardiamo il Tema Natale, non stiamo solo “viaggiando” nello spazio, ma stiamo anche “viaggiando nel tempo” ci stiamo connettendo con tutto quello che è accaduto, dentro e fuori di noi, dal momento della nostra nascita a oggi. E, in tutti questi anni, di strada ne abbiamo fatta veramente tanta, considerando che, come abbiamo visto, viaggiamo tutti a una velocità di svariati milioni di chilometri all’ora…
È straordinariamente interessante, semplice e sconvolgente allo stesso tempo, avere a disposizione uno strumento di indagine così perfettamente olistico e sincronico.

Il Tema Natale ovviamente non si occupa della parte visibile e tangibile della realtà, ma di quella invisibile e simbolica: con l’avvento del meccanicismo e della necessità di dimostrare l’esistenza di un nesso tra causa ed effetto, l’astrologia è stata considerata priva di qualunque fondamento e relegata fra le superstizioni.
Negli ultimi decenni, numerose scoperte nel campo della fisica e della psicologia stanno confermando pressoché tutte le conoscenze contenute nell’astrologia, dimostrando che esistono forze che si muovono dentro l’uomo, nella sua dimensione interiore, e forze che lo trascendono, alle quali è collegato, che non implicano necessariamente la causalità.
«Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo Universo: sperimenta se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è una sorta di prigione che ci limita...».

Materia ed energia

Il teorico dei sistemi Ervin László afferma che «è sempre stato difficile trovare un terreno comune tra scienza e spiritualità. Almeno fino a dieci, quindici anni fa, quando la scienza ha cominciato a scoprire che il cosmo non è dominio di pezzettini di materia inconscia che si spostano in uno spazio passivo e vuoto... Ora ha cominciato a riconoscere che questo sistema conserva e porta in sé non soltanto energia, ma anche informazioni… Un cosmo impregnato di coscienza e informazioni, interconnesso e in evoluzione integrale è un cosmo nuovamente spiritualizzato».

G.L. Schroeder lo conferma: «Tutta la materia è energia e a un livello sottostante all’energia c’è l’informazione, una base totalmente immateriale per l’esistenza… Ogni particella, ogni corpo, ogni aspetto dell’esistenza è espressione dell’informazione che attraverso il cervello o la mente interpretiamo come il mondo fisico».
Per spiegare i fenomeni che accadono nell’Universo, gli astrofisici hanno dovuto ammettere la presenza dell’energia oscura e della materia oscura (definite tali perché al momento non disponiamo di strumenti adeguati per comprenderle).

Come scrive Massimo Teodorani: «Fino alla prima metà del Novecento si riteneva che la quasi totalità della massa dell’universo risiedesse nelle stelle e nelle galassie in cui esse sono contenute. Bastava monitorare l’universo con i telescopi, rilevare la luce dei corpi celesti e dedurre, automaticamente, che solo ciò che emette luce è dotato di massa. Poi, proprio da un’accurata analisi delle osservazioni astronomiche ci si è accorti che le cose non stanno così […] I corpi celesti luminosi rappresentano solo il 4% della massa dell’universo».
Vi è, infatti, una materia oscura «avente effetti gravitazionali in molteplici fenomeni astronomici… Non emette alcuna radiazione elettromagnetica e quindi non risulta individuabile dagli strumenti di analisi degli astronomi».


Astrologia Archetipica  
Umberto Carmignani, Simone Bongiovanni
La Scienza dell'Anima
Macro Edizioni

martedì 23 gennaio 2018

Scienza e Conoscenza n. 63



Scienza e Conoscenza n. 63 - Rivista

Nuove Scienze, Medicina non Convenzionale, Coscienza

Autori Vari



Salute e malattia: una nuova visione

Questo numero di Scienza e Conoscenza dedicato al cancro e alle terapie integrate è stato studiato e valutato per lungo tempo dal nostro staff di redazione. Creare un numero monografico su un argomento così scottante era un atto coraggioso ma dovuto e, oggi, il risultato ottenuto da questo lavoro ripaga i dubbi iniziali.

Leggere da fonti ufficiali che nel corso della vita circa un uomo su 2 e una donna su 3 si ammaleranno di tumore e che 1.000 famiglie al giorno iniziano a vivere il trauma del cancro è davvero preoccupante: ci fa capire la portata dell'argomento e quanto serva un approccio obiettivo e libero da pregiudizi.

Abbiamo deciso di affrontare l'argomento con spirito critico e con attenzione a tutti gli aspetti che vanno considerati nella progressione del cancro - così come in ogni malattia - cioè guardando non solo al corpo fisico, ma anche alla mente e allo spirito: un approccio globale alla persona indispensabile per dare un quadro completo ai nostri lettori.

Pur sapendo che il sistema medico sanitario nazionale offre non molte alternative alle cure oncologiche standard, abbiamo sondato strutture sanitarie e ascoltato medici che offrono integrazioni importanti alle terapie classiche, selezionando i metodi ritenuti più efficaci e avvalorati da studi scientifici.

Abbiamo cercato di dare risposte a grandi domande: perché si sviluppa il cancro? Per scorretti stili di vita, fattori ambientali o alimentari? Che peso hanno il vissuto, le nostre emozioni e pensieri nella genesi della malattia? La nostra vita è paragonabile a un terno al lotto? È tutto deciso dai geni e ci vuole solo fortuna?

Il nostro viaggio parte dal presupposto che la vita non sia un caso e che per arrivare alla giusta risposta dobbiamo farci le giuste domande. Così abbiamo deciso di analizzare, passo dopo passo, tutte le possibilità, cercando risposte da medici e oncologi che, a livello nazionale, guardano il problema da nuove e diverse prospettive.

Partendo dal presupposto che la rottura di un equilibrio emotivo-energetico può essere alla base della comparsa della malattia, arriveremo alle possibili cure integrate, senza dimenticare l'importanza del rapporto empatico e solidale fra medico e paziente per la guarigione della persona. Passeremo ad analizzare alimentazione, meditazione, ayurveda, epigenetica, acidosi, nutraceutica, omeopatia e vitamina D, fino ad arrivare alla coscienza e alla consapevolezza come pilastri di un concetto di salute che parte da dentro di noi.

Le conclusioni? Le aspetto da voi, augurandomi che questa lunga e impegnativa ricerca che abbiamo fatto possa aiutare tutti noi ad avere una nuova visione sui l'argomento.

Buona lettura!

Romina Alessandri
Direttore editoriale di Scienza e Conoscenza


Indice

MEDICINA INTEGRATA E CANCRO

Esiste solo la chemio?, Paolo Giordo
Cancro, quanto mi costi? Ty Bollinger
Cancro e medicina quantistica, Gioachino Pagliaro
Alimentazione: quando conta nella prevenzione dei tumori? Domenico Battaglia
Ayurveda e oncologia: un'efficace collaborazione, Antonio Morandi
Cancro e disintossicazione, Kathryn Alexander

SPECIALE: GLI ESPERTI RISPONDONO

Epigenetica, Anti-Aging e Cancro - Intervista a Pier Mario Biava, a cura di Valerio Pignatta
Acidosi: che ruolo ha nella proliferazione del tumore? - Intervista a Stefano Fais, a cura di Romina Alessandri
Oncologia integrata - Intervista a Rosaria Ferreri, a cura di Marianna Gualazzi
Chi ha paura del sole? Intervista a Debora Rasio, a cura della Redazione
Il senso del cancro - Intervista a Mario Soliani, a cura di Carmen Di Muro

SCIENZA E MEDICINA

Vaccinazioni: tra libertà di scelta e fake news, a cura della Redazione

TECNOLOGIA

Tra vent'anni avremo ancora lo smartphone? a cura di Marianna Gualazzi

CONSAPEVOLEZZA

Alberto Lori: dal piccolo schermo al Salotto Quantico, a cura di Emanuele Cangini

Editore Macro Edizioni
Data pubblicazione         Gennaio 2018
Formato              Rivista - Pag 96 - 19.5 x 26.5 cm

Scienza e Conoscenza n. 63 - Rivista >> https://goo.gl/ddGQ6U
Nuove Scienze, Medicina non Convenzionale, Coscienza
Autori Vari


lunedì 22 gennaio 2018

Che cos'e' la fisica nucleare?




Che cos'e' la fisica nucleare?

Scritto da: Antonella Ravizza

Scienza e Fisica Quantistica



Che cos'è la fisica nucleare?

La fisica nucleare è quella parte della fisica che studia il nucleo dell’atomo e tutti i suoi componenti e si differenza sia dalla fisica atomica, che studia tutto l’atomo composto dal nucleo e dagli elettroni, sia dalla fisica delle particelle. Il termine fisica subnucleare sta cadendo in disuso poiché si riferiva allo studio di particelle interne al nucleo, mentre oggi la maggior parte delle particelle note non sono costituenti nucleari.

La fisica nucleare si divide inoltre in fisica della struttura nucleare, che comprende tutte le teorie riguardanti la formazione, la coesione e le proprietà statiche misurabili dei nuclei (la massa per esempio) e fisica delle reazioni nucleari, che studia i processi in cui due o più nuclei interagiscono per formare altri nuclei, o emettendo altre particelle, o frammentandosi, o fondendo.

Le informazioni che abbiamo oggi sulla struttura atomica sono state ricavate soprattutto dallo studio delle reazioni e dei decadimenti, che possono essere naturali o artificiali. Le reazioni nucleari che possiamo trovare in natura sono: i decadimenti radioattivi e le reazioni che avvengono nelle stelle e che generano calore, luce e pure altre forme di radiazioni. In laboratorio, invece, le reazioni nucleari sono studiate per mezzo di acceleratori di particelle, che a volte ricreano le condizioni del plasma stellare.

Lo studio dell’atomo però non è uno studio moderno come potrebbe sembrare, al contrario ha origini antichissime: già nell’antica Grecia Democrito parlava degli atomi, individuandoli come particelle indivisibili che compongono la materia. Nel XIX secolo furono scritte le prime teorie sugli atomi e John Dalton scrisse la prima teoria in cui stabilì che la materia è composta da atomi, gli atomi degli stessi elementi sono tutti uguali mentre gli atomi di elementi diversi sono diversi perché hanno masse diverse e le reazioni chimiche avvengono tra atomi interi. Verso la fine del 1800 J. J. Thomson ipotizzò che l’atomo, carico positivamente, avesse al suo interno elettroni carichi negativamente, disposti come l’uvetta nel panettone.

E. Rutherford in seguito ipotizzò che la massa e la carica elettrica positiva fossero concentrate nel nucleo dell’atomo, molto piccolo, mentre gli elettroni fossero posizionati in una zona periferica rispetto al nucleo. Riuscì a dimostrare tutto questo bombardando una lamina d’oro con delle particelle alfa di elio. Dimostrò che la teoria di Thomson non era valida, perché le particelle alfa non si comportavano sempre allo stesso modo, ma alcune superavano la lamina mentre altre venivano deviate. Secondo l’ipotesi di Rutherford le particelle deviate passavano vicino al nucleo carico positivamente, mentre quelle che superavano la lamina passavano nello spazio tra il nucleo e gli elettroni.

Nel 1913 Bohr migliorò il modello di Rutherford, sostenendo che gli elettroni ruotavano intorno al nucleo cambiando orbita a seconda che ricevessero o perdessero energia. Si giunse poi al modello quantistico, l’ultimo modello, secondo il quale non è possibile conoscere con precisione dove si trova l’elettrone, ma è possibile stabilire con una certa probabilità dove l’elettrone andrà. Il nucleo atomico esiste e si trasforma grazie alle forze o interazioni nucleari. Le forze nucleari sono la forza nucleare forte e la forza nucleare debole, che rientrano nel modello standard insieme all’interazione elettromagnetica e alla forza di gravità.

La forza nucleare forte può essere osservata in scala più piccola tra i quark per formare i protoni e i neutroni e in scala più grande fra protoni e neutroni a formare il nucleo dell’atomo. Nel primo caso le particelle mediatrici sono i gluoni, nel secondo i pioni. L’interazione debole è la forza che interviene sui neutrini negli esperimenti di laboratorio per i quali è trascurabile la forza di gravità.

La forza nucleare debole è responsabile dei decadimenti radioattivi, per esempio il decadimento beta, per il quale un neutrone si trasforma in un protone con l’emissione di elettroni (radiazione beta) e di neutrini.

La fisica nucleare vede le principali applicazioni pratiche nelle centrali elettro-nucleari, che sono impianti che trasformano il calore prodotto da una particolare reazione nucleare (la fissione) in elettricità. La parte dell’impianto che produce calore si chiama reattore, nel quale si svolge la fissione dell’Uranio. L’Uranio ha la caratteristica di essere instabile, quindi se un neutrone colpisce il nucleo di Uranio, questo si divide in due frammenti di massa complessiva leggermente più piccola di quella iniziale e la massa scomparsa si trasforma in energia. Questa energia è in piccole quantità, ma la scissione del nucleo produce anche altri neutroni che si muovono velocemente e che scindono altri nuclei di Uranio…., così la reazione a catena produce istantaneamente enormi quantità di energia. I rifiuti radioattivi provenienti da vari usi dell’energia nucleare presentano caratteristiche diverse e sono problematici dal punto di vista dello smaltimento. Attualmente i rifiuti radioattivi sono seppelliti in barili contenenti le scorie a grande profondità in formazioni geologiche di cui si possa prevedere la stabilità per molti secoli, ma avere la sicurezza totale è praticamente impossibile.

eBook - L'ABC della Fisica
Dai quanti all'Universo a 26 dimensioni
Antonella Ravizza

Fisica per non Fisici - Libro
Guido Corbò


martedì 16 gennaio 2018

La felicita' dipende da te




La felicita' dipende da te

Scritto da: Stefanie Stahl | Psicologia Quantistica

16/01/2018



La felicità dipende da te

Per lo più viviamo nell’illusione che le altre persone, gli eventi esterni e le circostanze scatenino le sensazioni che proviamo. Se nostro marito o nostra moglie sono di malumore quando si svegliano, allora anche noi ci deprimeremo. Se riceviamo un complimento, siamo felici, mentre una critica ci fa sentire a terra o ci fa arrabbiare. Se restiamo bloccati nel traffico, ci innervosiamo. Spesso viviamo i nostri sentimenti e il nostro umore come se si trattasse di qualcosa di provocato da avvenimenti esterni, che si tratti di altre persone o di qualcosa che ci capita. Questa percezione ci porta a ritenere gli altri o il destino responsabili dei nostri problemi e del nostro umore. Pensiamo che il nostro malumore sia dovuto al partner infedele, alla direttrice lunatica, alla menopausa, al tempo atmosferico, all’auto guasta e così via. In realtà siamo noi stessi ad avere la responsabilità del nostro stato d’animo e naturalmente anche delle nostre decisioni, due cose che a ben guardare sono strettamente correlate.

In ultima analisi, è compito nostro decidere come comportarci e che opinione crearci a proposito di ciò che ci succede. Perciò, invece di sentirci come se ci avessero fatto un torto, potremmo anche essere contenti che il nostro partner si goda un qualche cambiamento a livello erotico. I cambiamenti di umore della direttrice potrebbero anche scatenarci un senso di compassione. Una donna potrebbe accogliere la menopausa come un’entusiasmante fase di trasformazione. Potremmo imparare ad accettare il tempo atmosferico e vedere la macchina rotta come un’opportunità per fare più movimento e/o per comprarcene una migliore. Ciascuna di queste cose potrebbe essere lo spunto per un buon esercizio di pazienza e di tranquillità.

Magari tutto questo ti sembrerà un po’ assurdo, quasi esoterico: chi potrebbe infatti immaginarsi come totalmente indipendente dagli avvenimenti esterni? Nemmeno io credo che sia possibile. Probabilmente non esiste nessuno che sia assolutamente invulnerabile rispetto al comportamento dei suoi simili e alle disgrazie che gli capitano, per quanto possa riflettere e meditare su se stesso nel corso della vita. Tuttavia, rispetto a quello che si crede comunemente, abbiamo molto più margine di manovra e molte più possibilità di ridefinire i nostri sentimenti, pensieri, stati d’animo e azioni.

Vorrei chiederti di riflettere sugli ambiti della vita per i quali deleghi le tue responsabilità: in quali settori pensi che dovrebbe essere qualcun altro a cambiare perché tu possa stare meglio? In che misura credi di essere dipendente e influenzato dalle circostanze esterne, oppure in balia del tuo umore e del tuo stato d’animo? Probabilmente il tuo Io Adulto ha qualche idea su come potrebbe migliorare la situazione o l’umore assumendosene la responsabilità. L’adulto per esempio sa che sarebbe meglio cambiare lavoro, oppure, se questo non è possibile, cambiare il proprio atteggiamento nei confronti del lavoro. L’adulto sa che non ha molto senso aspettare che sia il partner a cambiare e che sarebbe molto più intelligente accettarlo così com’è. Oppure sa che potrebbe modificare il proprio comportamento nei confronti del partner per migliorare la qualità della relazione. Magari però sa anche che sarebbe meglio lasciare il partner. Forse sei single e aspetti che la persona giusta bussi alla tua porta? Fai attenzione, però: si tratta di una speranza del Bambino Ombra. Il tuo adulto interiore sa invece che bisogna mettersi attivamente in cerca.

Cerca di trovare un atteggiamento che ti permetta di essere responsabile della tua felicità, e di esserlo al cento per cento. Non aspettare che siano gli altri a cambiare o che succeda “qualcosa”, ma prendi invece in mano la tua vita e modifica ciò che desideri modificare.

Tratto dal libro Chi ha spento la luce (Macro Edizioni)

Chi ha Spento la Luce? - Libro
Illumina e guarisci il tuo bambino interiore e ritrova autostima, fiducia e relazioni felici
Stefanie Stahl

lunedì 15 gennaio 2018

La teoria dell'infezione




La teoria dell'infezione

Scritto da: Enric Costa Vercher

Medicina Non Convenzionale | 14/01/2018



Conosci la teoria dell'infezione?

La teoria dell'infezione, anche denominata teoria microbica delle malattie, nacque nell'ultimo terzo del XIX secolo e fu la conseguenza dell'applicazione dei primi microscopi in medicina; mediante essi si resero visibili alcune forme di vita minuscole e fino ad allora invisibili: i microbi.

Tale constatazione divise la classe medica in due grandi gruppi.

Il primo gruppo era formato dalla maggioranza dei medici dell'epoca che pensava che il microscopio non avesse creato i microbi, ma li avesse solo resi visibili e che, pertanto, se i microbi stavano qui, sulla nostra pelle, nella bocca e nel nostro intestino, fosse per un qualche motivo. Dato che sino ad allora erano rimasti sconosciuti, forse avevano qualche missione non ancora conosciuta da compiere. In ogni caso, sarebbe stato prudente aspettare e osservare.

Questo primo gruppo di medici mostrò, con il suo atteggiamento, di possedere le virtù proprie del rigore scientifico: prudenza nell'affermare novità e paziente osservazione sino a raccogliere sufficienti informazioni per sapere cosa realmente è quello che si vuole conoscere.

Il secondo gruppo di medici fu capitanato da un industriale che non era un medico, il noto Louis Pasteur. Fin dal primo avvistamento, quei medici affermarono che i microbi causavano malattie e che questi nuovi ospiti erano pericolosi e che bisognava difendersi da essi con prodotti industriali: antisettici, sieri e vaccini.

Era la prima volta che vedevano queste forme di vita con i loro rudimentali microscopi di appena 20 o 40 ingrandimenti; non avevano esperienza precedente, dato che erano appena entrati sulla scena scientifica e avevano individuato solo qualche specie. Tuttavia, queste conoscenza lacunose non impedirono loro di affermare categoricamente che questi germi appena scorti erano degli assassini implacabili. Questo secondo gruppo di medici non diede mostra di prudenza scientifica, ma più che altro sembrava avere fretta.

Era il tempo della rivoluzione industriale e, curiosamente, alla emergente industria chimica e farmaceutica sembrò molto interessante la visione sui microbi che aveva questo gruppo capeggiato dall'industriale francese Pasteur. Se si dovevano fabbricare prodotti per difendersi da questi nuovi ospiti, significava che il mercato era enorme. Questa grande simpatia tra la nuova teoria dell'infezione e il mondo industriale fu di importanza capitale affinché si imponesse come teoria dominante e il suo dominio si mantenesse sino a oggi.

Così, attualmente, l'immensa maggioranza, per non dire la quasi totalità delle persone, sia che si tratti di gente comune con una cultura media, sia di persone con titoli di studio, in carriera professionale, con master, specializzazioni e curricula di pregio, credono alla lettera che questa teoria sia corretta. Inoltre, credono e confidano nel fatto che, a suo tempo, i suoi difensori dimostrarono che era corretta, così come afferma qualsiasi enciclopedia, manuale specializzato o libro di testo scolastico. Tuttavia, il lettore deve sapere che non è affatto così.

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giovedì 11 gennaio 2018

Come sviluppare l'intuito e la visione intuitiva?




Come sviluppare l'intuito e la visione intuitiva?

Scritto da: Carmen Di Muro

Psicologia Quantistica



Come sviluppare l'intuito e la visione intuitiva?

Al fine di operare il discernimento delle informazioni in entrata per poter raggiungere quell’equilibrio capace di bilanciare le polarità, allineandole in un continuum armonico, è necessario partire dalla propria coscienza, facendo sì che questa si liberi e si esprimi nella sua pienezza, in quanto nucleo più intimo della vita. Questa oltre ad essere l’elemento essenziale che penetra e informa la realtà, può essere immaginata come “il pensiero silente” ove ogni essere umano, accoglie le domande e pondera le risposte, nella più piena e profonda connessione con la trascendenza che abita in noi che dona la capacità di scegliere e operare rettamente.

Il cuore diventa il luogo da cui ogni giorno ripartire nell’ascolto degli appelli che ci vengono dalla storia concreta in cui siamo immersi. Il campo elettromagnetico del cuore oltre a riallineare i processi mentali e fisiologici fiaccati, da cui dipendono circoli di pensiero stereotipati e negativi, ci permette di accedere a quella visione chiamata “intuitiva” che apre l’accesso verso una comprensione più ampia degli accadimenti della vita.

L’arte di guardarci dentro, di lasciare affiorare alla consapevolezza il flusso della coscienza che si eleva al di sopra di ogni materialità e che trascende il concetto dualistico di positivo e negativo, ci permette di vedere con nuovi occhi verso quale direzione energetica stanno tendendo le nostre scelte e in quale polarità troveranno manifestazione. L’energia scorre, ciò che cambia è il filtro percettivo utilizzato.

Capire questo fa sì che si possa mantenere un occhio a sé e al contempo all’energia del mondo, senza trattenerla o amplificarla di intensità, ma lasciandola fluire e permettendo alle cose di accadere, senza allinearci, senza identificarci con esse.

Il discernimento diviene il baluardo essenziale di questo processo di evoluzione poiché consente di mettere in relazione l’energia che la vita ci impone o che richiede, con ciò che invece della vita vogliamo fare, per essere un’ occasione per rendere migliore il mondo in cui viviamo senza chiuderci agli altri, alla vita e alle esperienze dolorose, ma essendo sempre aperti al dialogo, al confronto e all’accoglienza.  Il discernimento ci aiuta a non sottovalutare l’importanza dei nostri bisogni, ma a vederli e a portarci in tale direzione per esprimerli appieno senza limitarci ad un’obbedienza rassegnata alle situazioni o alle pressioni spersonalizzanti. Il discernimento ci permette di fare chiarezza su ciò che si agita nella nostra anima, per evitare che emozioni negative dovute alle situazioni contingenti  blocchino il flusso di apertura alla speranza e al dono della vita divina che abita in noi, favorendo l’accordo e l’amplificazione di informazioni esterne che in sé contengono la sola polarità negativa dominante.  

Il discernimento è un’arte, l’arte di essere responsabili. Abili nel rispondere e nel riconoscere che siamo noi, e soltanto noi, gli artefici che creano e che, non di rado, danno il permesso a una moltitudine di energie esterne di gestire la vita al posto nostro.

Per approfondire il tema leggi Anima Quantica. Nuovi orizzonti della Psiche e della Guarigione.

Rubrica di psicologia quantistica: scrivi alla dottoressa Di Muro
Carmen Di Muro, psicologa e psicoterapeuta, risponde alle domande dei lettori.

Per inviare la tua domanda a Carmen Di Muro scrivi via mail a

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martedì 9 gennaio 2018

Cosa sappiamo dell'Antimateria?




Cosa sappiamo dell'Antimateria?

Scritto da: Luigi Maxmilian Caligiuri | Scienza e Fisica Quantistica



Cosa sappiamo dell’Antimateria?

Viviamo in un Universo dominato dalla materia, fatta di atomi a loro volta costituiti da protoni, neutroni ed elettroni che ne determinano le proprietà macroscopicamente osservabili. Ma oltre alla materia “usuale” di cui siamo costituiti e che sperimentiamo quotidianamente, ne esiste di un’altra specie, molto meno comune, ma altrettanto importante nell’ambito delle dinamiche dell’Universo, vale a dire la cosiddetta “antimateria”. Se non fosse per via delle sue più intime caratteristiche essa apparirebbe del tutto simile alla materia “ordinaria” e, a prima vista, indistinguibile da essa.

Ma di cosa è fatta, in realtà, l’antimateria?
È possibile definirla come “l’opposto della materia”?
E in che senso si può parlare di opposto?

L’antimateria può essere considerata come l’immagine “speculare” della materia ordinaria, il suo “doppio” in un “universo alla rovescia”, tale che se essa incontra la materia, le rispettive caratteristiche complementari si cancellano reciprocamente dando luogo al fenomeno della cosiddetta annichilazione, vale a dire la distruzione di entrambe con conseguente emissione di pura energia sotto forma di radiazione gamma. In questo senso l’antimateria può essere effettivamente considerata in senso letterale come l’antagonista della materia.

La primordiale battaglia tra materia e antimateria

Ma se l’antimateria è presente nell’Universo come mai non assistiamo continuamente a tali poderosi fenomeni di annichilazione materia-antimateria ? Infatti, nel nostro Universo osservabile, per quanto siamo in grado oggi di conoscere, la materia è ubiquitaria e rappresenta il risultato di una primordiale “battaglia” tra materia ed antimateria svoltasi subito dopo l’origine dell’Universo ovvero, secondo la teoria prevalentemente accettata, negli istanti immediatamente successivi al Big Bang. Infatti, secondo tale modello cosmologico, in seguito al Big Bang si sarebbero generate quantità perfettamente uguali di materia ed antimateria, in particolare avendosi per ogni quark un rispettivo antiquark e per ogni leptone (la famiglia di particelle leggere cui appartiene l’elettrone) esattamente un antileptone. Materia e antimateria sarebbero poi andate incontro a un processo noto come “grande annichilazione” che avrebbe portato alla distruzione di gran parte (tutta ?) dell’antimateria e alla sopravvivenza dei semi della materia che avrebbero poi portato alla formazione delle strutture materiali del nostro Universo e il cui residuo sarebbe rappresentato dalla cosiddetta “radiazione cosmica di fondo a microonde” che pervade ancora l’Universo a miliardi di anni di distanza dall’evento di annichilazione.

Ma se le quantità iniziali di materia ed antimateria sottoposte al processo di grande annichilazione erano le stesse, come è possibile allora che solo la materia sia, almeno per quanto ci è dato di sapere, “sopravvissuta” al processo? La risposta a tale domanda e quindi alla spiegazione dell’asimmetria materia-antimateria nell’Universo costituisce infatti uno dei più grandi misteri della scienza ad oggi tuttora irrisolto.

Ma cosa differenzia la materia dall’antimateria ? Così come la prima anche la seconda può essere composta da atomi e molecole, che potremmo definire anti-atomi ed anti-molecole rispettivamente, le cui caratteristiche appaiono, a tale scala, sostanzialmente indistinguibili da quelle proprie della materia. Ciò significa che le differenze tra i due tipi di materia e il dualismo che esse manifestano devono essere ricercati a un livello ancora più fondamentale, ossia penetrando nella struttura più intima dei nuclei atomici. La Teoria Quantistica Relativistica di Campo che rappresenta la sintesi tra Teoria della Relatività Speciale e Meccanica Quantistica impone che i costituenti più elementari della materia non possano essere costituiti esclusivamente da particelle di materia ma che, per ciascuna particella subatomica, debba esistere un’entità “speculare”, in grado di formare, al pari della materia usuale, strutture atomiche e molecolari in apparenza simili a queste ultima ma, in realtà, profondamente differenti da queste.

Ad esempio, è noto che le leggi fondamentali dell’elettromagnetismo, l’interazione che garantisce la stabilità della materia su scala macroscopica, risultano invarianti se si scambiano tutte le cariche negative con delle cariche di uguale intensità ma segno opposto e viceversa. Se supponessimo che tutti gli elettroni abbiano carica positiva anziché negativa e i protoni carica negativa anziché positiva, ciò non determinerebbe alcuna differenza macroscopicamente osservabile nel comportamento degli atomi e delle molecole.

Tale scambio di carica trasformerebbe, effettivamente, la materia in antimateria in modo tale che, ad esempio, un atomo di anti-idrogeno sarebbe costituito da un anti-elettrone (di carica positiva) che interagisce con un anti-protone (di carica negativa).

Continua la lettura dell'intervista su Scienza e Conoscenza 62!

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Rivista trimestrale di Scienza Indipendente


lunedì 8 gennaio 2018

5 consigli per tutelare la salute dei bambini




I 5 consigli fondamentali per tutelare la salute dei bambini

Scritto da: Roberto Gava

Medicina Non Convenzionale


I consigli che si potrebbero dare sono veramente tanti, perché sono tanti i pericoli che oggi mettono a rischio la salute dei nostri bambini. Non dimentichiamo che essi sono immaturi sia dal punto di vista immunitario sia dal punto di vista delle loro ridotte capacità di metabolizzare ed eliminare le sostanze tossiche.

Comunque, i 5 consigli più importanti sono:

Cercare di alimentare il più possibile i bambini con cibi biologici, freschi, vari, preparati in modo semplice, non confezionati e non sottoposti ad alte temperature di cottura.

Limitare le carni rosse, le carni processate, le bibite zuccherate e gli zuccheri semplici e fin da piccoli abituarli a consumare legumi, verdure, frutta e semi vegetali.

Non sterilizzare il biberon, non mettere cibi o bevande calde in recipienti di plastica, non usare il forno a microonde a scopi alimentari, limitare al massimo l’uso degli oggetti di plastica in cucina e in casa.

Arieggiare la casa e in particolare la cameretta del bambino, non utilizzare sostanze chimiche per la pulizia della casa (esistono alternative naturali), non utilizzare vestiti preparati o trattati chimicamente e tenere il bambino il più lontano possibile da campi elettromagnetici (tv, cellulari, tablet, ecc.).

Non usare farmaci chimici se non c’è una assoluta necessità (rischio concreto per la salute del bambino), ma provare sempre ad utilizzare prima dei rimedi naturali (fitoterapici, omeopatici o di altro tipo) e in ogni caso non attendere che il bambino stia male, ma prevenire le malattie irrobustendo il suo organismo con una sana alimentazione, con l’utilizzo periodico di integratori nutrizionali (vitamine, minerali, acidi grassi polinsaturi, probiotici, ecc.), con una corretta igiene di vita (rispetto dei ritmi fisiologici, adeguato riposo notturno, movimento all’aria aperta) e, quando si può, uscendo dalla routine familiare e fare qualche breve vacanza.



venerdì 5 gennaio 2018

Differenza tra arteriosclerosi e aterosclerosi




Qual e' la differenza tra arteriosclerosi e aterosclerosi?

Scritto da: Davide Terranova | Medicina Non Convenzionale



Qual è la differenza tra arteriosclerosi e aterosclerosi?

Per i più avvezzi alla terminologia medica, precisiamo che, esistono due termini molto simili e spesso confondenti: arteriosclerosi e aterosclerosi. Per arteriosclerosi si intende una generica condizione patologica, ma fisiologicamente quasi inevitabile dopo una certa età, del tessuto vascolare costituente le arterie, che dopo anni vita, per una serie di ragioni, perde in parte la naturale elasticità. Tanto è vero che nei soggetti maggiori di 65 anni, sono tollerati valori pressori sistolici lievemente superiori ai valori considerati normali (pressione sistolica massima uguale o inferiore a 140 mmHg, pressione diastolica minima, inferiore uguale a 90 mmHg).

Per aterosclerosi invece, si intende una malattia delle arterie caratterizzata dalla presenza di formazioni giallastre nella parete del lume vascolare, chiamate placche ateromasiche.

Per arrivare a comprendere i fini meccanismi molecolari che sono alla base dell’aterosclerosi, ci sono volute decine di anni, numerose teorie, ipotesi e studi. Posso accettare che la maggior parte delle persone, la gente comune, non ne sappia ancora nulla. Inammissibile non conoscere, per chi si occupa di salute, che ad esempio il colesterolo non è affatto il diretto responsabile della malattia ma uno degli “inconsapevoli” partecipanti.

L’aterosclerosi dunque, ossia la formazione di placche (ateromi) che protrudono nel lume delle arterie, è (quasi sempre) la causa di ictus cerebrale e infarto cardiaco. L’aterosclerosi, soprattutto nel mondo occidentale (ma oramai diffusa in tutto il pianeta) è presenta in quasi tutti noi, già nella prima decade di vita. Le prime alterazioni quasi invisibili, sono costituite da lesioni lineari lungo il lume delle arterie di medio e grosso calibro, chiamate strie lipidiche. Lo so, sorprende che un bambino di 8 anni possa avere già segni di questa malattia, ma purtroppo questo è un dato confermato.

Posto questo, lo sforzo nel mondo scientifico è inteso a comprendere, ovviamente come si forma, ma soprattutto come sia possibile limitare la sua evoluzione, che per milioni di persone all’anno nel mondo si manifesta nei suoi epifenomeni: infarto cardiaco, morte improvvisa ed ictus cerebrale.

Affinché questa malattia si verifichi sono necessarie due condizioni:

la prima condizione è una iniziale infiammazione del rivestimento interno (endotelio) dell’arteria, chiamata disfunzione endoteliale, che la rende vulnerabile di subire la “seconda condizione”;
la seconda condizione è la presenza in circolo di un elevato numero di molecole chiamate lipoproteine LDL, che si insinuano nello spessore dell’arteria (anatomicamente si chiama spessore intimale della arteria), generando l’infiammazione locale che darà origine alla placca.

Ad oggi questa è la teoria più accreditata sulla genesi della aterosclerosi.

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Rivista trimestrale di Scienza Indipendente

giovedì 4 gennaio 2018

Il fenomeno della polarita'




Il fenomeno della polarita': dall'Universo alle nostre emozioni

Scritto da: Carmen Di Muro | Psicologia Quantistica



Il fenomeno della polarità: dall'Universo alle nostre emozioni

Tutti i fenomeni dell’universo si possono analizzare in termini di positivo e negativo, come per l’ambiente così per l’essere umano, in una complementarietà costante tra entità di carica opposta (+/-). Abbiamo per esempio il bene e il male, le emozioni positive e negative, il buio e la luce, la malattia e la salute, il giorno e la notte, l’amore e l’odio. L’azione di queste due forze è perenne e  in interazione reciproca.

Il fenomeno della polarità lo riscontriamo in tutta la materia, da quella più semplice fino ai fenomeni cosmici più complessi. Ed oggi la scienza di frontiera ci aiuta sempre meglio a chiarirne le leggi sottili. Pensiamo all’atomo, costituente minimo degli elementi che ci circondano, il cui nucleo è costituito da due poli, il protone a carica positiva e l’elettrone a carica negativa. Lo stesso principio della polarità può essere riscontrato a livello biologico nella cellula sia animale che vegetale dove il nucleo è caricato positivamente mentre il citoplasma, sostanza compresa tra la membrana plasmatica e la membrana nucleare, è caricato negativamente. Questa differenza di potenziale elettrico determina la vitalità delle cellule.


Tutte le manifestazioni presenti nel reale vengono generate dall’interazione dinamica tra positivo e negativo, producendo il continuo cambiamento esistente nella conformazione dell’universo stesso.

Noi, come esseri umani, essendo composti a livello particellare da questo bipolarismo di fondo, riusciamo ad accordarci con l’energia dell’universo, degli eventi  e delle persone sulla base dell’attrazione della stessa frequenza. Ma se il nostro corpo denso è sì composto da entrambe le cariche energetiche, in virtù della cui presenza avviene l’accordo, dobbiamo invece comprendere che, al contrario, la nostra coscienza è potenza, un Tutto armonico, un flusso atemporale e aspaziale che va al di là del regno duale, ma che in sé compenetra, custodisce e fluisce con ogni cosa.

Questo è l’elemento di base profondo essenziale che non soltanto permette di scambiare informazioni, ma di regolare le interazioni reciproche tra entrambe le polarità da cui si determina la costruzione e lo sviluppo della realtà stessa. Quando si è in uno stato di centratura l’essere umano riesce a modulare armonicamente il bilanciamento delle due polarità. Al contrario, quando si smarrisce la via profonda, quella che rimanda alla nostra energia di base, le informazioni esterne di polarità negativa, non di rado, prendono il sopravvento danneggiando le nostre componenti profonde ed attirano carica dello stesso polo che aumenta la sua intensità. Questo, a livello concreto, si traduce nella produzione di emozioni, pensieri, disfunzioni corporee ed eventi che rispecchiano la carica dominate a cui ci siamo ancorati.

Tutto ciò non è dovuto al caso, ma si realizza attimo dopo attimo attraverso dinamiche non sempre consapevoli che guidano il nostro procedere verso scelte che condurranno all’amplificazione della stessa polarità. Il segreto? Centrarsi, trovando il giusto equilibrio, la carica neutra. Ciò avviene grazie alla chiarificazione cosciente di quale traiettoria energetica si stia seguendo in un determinato momento di vita.

E la chiave è nel cuore. Esso è capace di indirizzarci in questo percorso permettendoci di effettuare il discernimento consapevole delle informazioni in entrata.

Per approfondire il tema leggi Anima Quantica. Nuovi orizzonti della Psiche e della Guarigione.

Rubrica di psicologia quantistica: scrivi alla dottoressa Di Muro
Carmen Di Muro, psicologa e psicoterapeuta, risponde alle domande dei lettori.

Per inviare la tua domanda a Carmen Di Muro scrivi via mail a

mercoledì 3 gennaio 2018

Sensibilita' Chimica Multipla




Che cos'e' la Sensibilita' Chimica Multipla

intervista alla dottoressa Maria Grazia Bruccheri

Scritto da: Marianna Gualazzi

Medicina Non Convenzionale



Che cos'è la Sensibilità Chimica Multipla: intervista alla dottoressa Maria Grazia Bruccheri

Immaginate che il vostro profumo preferito, quello che siete abituati da anni a mettere sulla pelle e che è diventato il custode di tanti ricordi di vita, diventi ad un tratto il vostro peggior nemico: respirare l’amata fragranza scatena mal di testa, nausea, vomito, spasmi e dolori articolari tanto che non riuscite neppure ad uscire dalla stanza e ad allontanarvi dalla sorgente odorosa che ha scatenato lo shock. Questo è ciò che accade ai pazienti affetti da Sensibilità Chimica Multipla, una patologia misconosciuta che colpisce dal 3 al 9 per cento della popolazione, con effetti invalidanti sulla salute e la vite dei malati. Per capire meglio di cosa si tratta ne abbiamo parlato con la dottoressa Maria Grazia Bruccheri, genetista esperta in MCS.

Che cos’è la Sensibilità Chimica Multipla e quali sono i dati di incidenza di questa patologia nel nostro Paese?

La Sensibilità Chimica Multipla (MCS) è una patologia nota ormai da decenni a livello internazionale, in Italia se ne parla ormai da un decennio, dal 2010 circa ad oggi.

È una condizione molto seria e grave, possiamo definirla come un’alterazione del metabolismo su base prevalentemente ambientale. Si tratta di una sindrome, questo significa che la patologia colpisce più organi e apparati, dovuta a una base, una predisposizione, genetica: le persone affette da MCS hanno alcuni geni che non funzionano bene, ovvero presentano delle mutazioni che alterano le funzioni metaboliche. Si tratta di persone incapaci di smaltire tutto ciò che viene dall’ambiente esterno, compresi talvolta i farmaci, le vitamine, gli alimenti, oltre che metalli pesanti e sostanze chimiche di varia natura. Quest’incapacità di smaltimento comporta un accumulo di metaboliti tossici e quindi delle tossicità. Oltre a questo aspetto c’è un altro problema metabolico coinvolto nella MCS che riguarda i radicali liberi: questi soggetti hanno una maggiore predisposizione genetica a formare radicali liberi e hanno un’incapacità genetica a smantellarli. Un eccesso di radicali liberi porta a infiammazioni croniche e stress ossidativo, con tutto ciò che ne deriva, ovvero infiammazioni in più organi e apparati. È una patologia cronica, e se non trattata evolve nel modo più infausto. Nonostante ci siano queste predisposizioni genetiche, la MCS è una patologia ambientale in quanto è scatenata dal fatto che la persona vive o lavora in un contesto ambientale fortemente inquinato: le predisposizioni genetiche da sole non scatenerebbero la patologia. Nella storia di questi pazienti troviamo di fronte o a un’intossicazione acuta data da una particolare molecola, un avvelenamento, oppure più spesso ci troviamo di fronte a esposizioni croniche di piccolissime dosi di sostanze chimiche, penso ad esempio alla candeggina – la maggior parte dei pazienti sono delle donne e il rapporto uomo/donna in questa patologia è di 1 a 9. Anche l’esposizione cronica a piccolissime dosi può, quindi, determinare un accumulo tossico e il manifestarsi della malattia intorno ai 20, 30 o 40 anni, ma troviamo sempre più spesso casi anche in ambito pediatrico: tutto dipende dalla concentrazione esterna di sostanze tossiche e dal metabolismo basale.

La cosa più interessante emersa negli ultimi studi è che l’ambiente risulta essere molto più incisivo dell’aspetto genetico costituzionale, in quanto l’ambiente riesce a bloccare l’espressione del DNA: è quello che si chiama epigenetica ed è quello che cerchiamo di studiare negli ultimi anni. Il danno più grave che l’ambiente fa in questi pazienti non è tanto l’effetto tossico, quanto l’inibizione dell’espressione del DNA, con ulteriore peggioramento del quadro genetico iniziale che può portare alla totale incapacità, da parte del soggetto, di smaltire le sostanze estranee. In questi casi si possono avere reazioni per qualunque cosa, fossero anche quegli alimenti che fino a poco tempo prima erano bel tollerati.

Riguardo alla statistica di incidenza, in Italia non c’è un dato unico, ci sono dati diversi raccolti da diverse associazioni, ma siamo in mancanza di un registro nazionale dei pazienti. Per quel che riguarda la letteratura internazionale, da questa sappiamo che la prevalenza della patologia nella popolazione oscilla dal 3 al 9 per cento. Teniamo presente che siamo di fronte a una prevalenza davvero molto alta nella popolazione, maggiore anche a quella del diabete. È una malattia molto diffusa e non una malattia rara, come era stata inizialmente classificata: è rara la diagnosi perché non si conosce, molti colleghi ignorano la sua esistenza anche perché è stata presentata male negli anni passati. Ma si tratta di una patologia molto complessa: ripeto, su base genetica ma soprattutto su base ambientale e quindi epigenetica.

Come avviene la diagnosi e quali sono ad oggi i trattamenti possibili?

Quello che si sa e si scopre sull’MCS avviene anche grazie alla collaborazione e al confronto continuo con i pazienti: purtroppo non esistono dei protocolli internazionali di diagnosi e di terapia. Per quel che riguarda i protocolli terapeutici non c’è un protocollo unico, così come non c’è un farmaco o un marcatore di patologia.

Per quel che riguarda la diagnosi, sono sempre percorsi individuali: non troverà mai un paziente affetto da Sensibilità Chimica Multipla con sintomatologia uguale ad un altro paziente. Ci sono aspetti generici comuni, ma la sintomatologia è sempre personale e anche il modo di trattarla è individuale, in quando il metabolismo e veramente complesso e dipende da milioni e milioni di geni alterati su base genetica ed epigenetica.

Tutto ciò che noi definiamo esami di routine (esami del sangue, ecografie, ecc,) soprattutto nella fase iniziale della patologia non danno alcun tipo di risultato e sono perfettamente normali. Quello che va ricercato e studiato in questi pazienti è lo stress, inteso come stress ossidativo, e formazione radicali liberi, a questo possiamo associare lo studio della farmacocinetica e da qui possiamo partire per avere i primi dati che riescono a oggettivare la presenza di un danno funzionale in questi pazienti.

Questi pazienti sono inoltre accomunati da delle carenze: di vitamina D – si riscontra pressoché nel 100% dei pazienti – vitamine E, C, B. Da un lato abbiamo quindi una situazione che porta a un eccesso di sostanze tossiche nel corpo – basta fare un mineralogramma del capello per riscontrare l’eccesso di metalli pesanti – e parallelamente riscontriamo in tutti questi pazienti carenze importanti di oligoelementi, ovvero di metalli buoni, utili alla nostra biochimica (magnesio, cromo, manganese), e carenze di aminoacidi: tutto questo altera il metabolismo e porta a una sintomatologia sindromica.

A livello di sintomi non abbiamo solo la sintomatologia respiratoria, che in ogni caso non ha nulla a che vedere con le allergie – in questo senso il termine Sensibilità è molto fuorviante perché ci fa pensare a una allergia: una persona con MCS può anche avere allergie a farmaci ed alimenti, ma si tratta di una co-morbilità in quanto, come abbiamo detto, l’MCS è un problema metabolico, l’organismo non ce la fa a smaltire quella determinata sostanza e tende ad accumulare metaboliti tossici.

L’MCS colpisce qualunque organo e qualunque apparato, classicamente la persona con questa patologia ha, al primo contatto con la sostanza che non tollera, un disturbo respiratorio – la dispnea o fame d’aria – seguito da un dolore al petto e una tachicardia, in quanto scatta un meccanismo di allerta del sistema nervoso autonomo. Si ha confusione mentale e la persona non riesce ad agire, è come bloccata e non è neppure in grado di spostarsi dall’ambiente in cui sta male. Si possono poi avere disturbi intestinali importanti: crampi, nausea, vomito, diarrea, stipsi. Abbiamo anche segni di stanchezza cronica, vescica neurologica, stanchezza muscolare, rigidità, crampi, perdita di memoria a breve termine, alterazione del tono dell’umore. La sintomatologia è infinita…

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