giovedì 13 ottobre 2016

Medicine tradizionali, complementari e non convenzionali




Medicine tradizionali, complementari e non convenzionali nel servizio sanitario nazionale

di La Redazione S&C - 11/10/2016



Medicine tradizionali, complementari e non convenzionali nel servizio sanitario nazionale

Il 29 settembre 2016 si è tenuto il simposio nazionale sul rapporto tra medicine tradizionali, complementari e non convenzionali nel servizio sanitario nazionale. Grazie all’ente AMCP (Associazione per la medicina centrata sulla persona), questo incontro è stato svolto per l’uguaglianza dei diritti di salute del cittadino. Ciò che emerso a seguito del simposio nazionale, lascia intendere che l’Italia sente sempre più l’esigenza di riconsiderare i termini legati alla salute, alla prevenzione e alla malattia.

Ecco un estratto dal documento finale

La parola “Medicina” è diversa per ogni cultura e popolo che ne ha tratto beneficio; per cui esistono tanti sistemi di guarigione e cura quante culture esistono nel mondo.

Infatti secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% della popolazione mondiale che vive in paesi non occidentali dipende dai loro sistemi autoctoni tradizionali quali fonti primarie di prevenzione, cura e riabilitazione.

I Sistemi di Salute, i Saperi di Salute, le Medicine su base Antropologica sono sistemi medici con differenti origini culturali, a volte figli di una saggezza millenaria.

Ognuno dal proprio punto di vista, questi approcci, ognuno da una specifica prospettiva hanno un’immagine olistica dell’essere umano. Le Medicine su base Antropologica mettono in relazione i sintomi fisici del paziente con tutte le altre dimensioni della sua esistenza, perciò hanno in comune il fatto di essere centrati sulla persona. Questi sistemi si basano sulla concezione di benessere intrinsecamente e ontologicamente connessa all’interezza della persona, quindi al suo essere in-dividuo, in-separabile in corpo, anima e spirito, comprendendone perciò tutti i fattori comportamentali, psicologici, spirituali, ambientali e culturali. Per esigenze di semplificazione potremmo dire che mentre la biomedicina, o medicina occidentale dominante, ha una visione cosiddetta militarista (nel senso di focalizzarsi a curare le malattie nelle varie parti del corpo attraverso la localizzazione ed eliminazione dei sintomi, utilizzando spesso tecnologie inaccessibili, anche per motivi economici, in molte parti del mondo), i Sistemi di Salute su base Antropologica si basano su un continuum di cure e su un concetto di prevenzione molto più sviluppato filosoficamente ed ecologicamente, sul mantenimento della salute, sull’ecosistema locale come medicina, il cibo come medicina e sulla relazione di cura, sul “prendersi cura” a lungo termine, essendo di gran lunga più conveniente e sostenibile anche dal punto di vista economico, specie se riferito a quadri nosologici di grande impatto demografico e, quindi, di elevata prevalenza e di forte incidenza nei bilanci del S.S.N.

In Europa non meno di cento milioni di persone fanno regolarmente uso di prestazioni sanitarie di Medicine Non Convenzionali a livello preventivo e curativo.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità per rispondere adeguatamente alle nuove sfide del XXI secolo, la medicina deve concentrarsi sulla salute della persona piuttosto che sulla malattia.

Questo concetto è da sempre alla base delle Medicine Tradizionali, essendo fondato su tre principi semplici ma efficaci:

preservare la salute è il miglior approccio alla prevenzione;
è meglio rinforzare l’organismo prima dell’insorgere della malattia, piuttosto che trattare la malattia una volta presente;
è preferibile regolare gli stili di vita e i regimi alimentari prima dell’insorgere di problemi clinici conclamati, piuttosto che prescrivere trattamenti una volta insorti i problemi.

È auspicabile che i medici e tutti coloro che hanno la responsabilità etiche, professionali, sociali ed economiche in merito ai livelli di salute della popolazione devono abbraccino la visione della globalizzazione nel senso sopra indicato. Sono questi, ad esempio, i principi su cui si fonda la struttura del nuovo Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018, dove viene privilegiata un’ottica di sistema che tenga conto delle differenze culturali, dei fattori di diseguaglianza e delle evidenze provate dall’efficacia.

Gli operatori e i decisori, ai diversi livelli dei servizi di welfare e delle organizzazioni sanitarie e di benessere indipendentemente dalla loro natura (pubblico, di mercato, di terzo settore) sono chiamati a dare nuove risposte sanitarie e di salute e a assumere decisioni all’interno di sistemi organizzativi la cui geometria è in continuo divenire che sono destinatari di una domanda di salute sempre più globale.

Essi sono chiamati, in una logica d’interscambio e di democrazia, a progettare, realizzare e gestire in modo innovativo iniziative socio-sanitarie che sviluppino la sfera pubblica per un nuovo e sempre più adeguato sistema di salute e di ben-essere, al cui centro è posta la persona.

È infatti necessario considerare non solo il mondo oggettivo della salute ma anche, e soprattutto, quello soggettivo, poiché è parte integrante del processo terapeutico. La salute non può prescindere dalla percezione individuale di benessere e dalla capacità di partecipare al sistema sociale: la percezione di benessere che deriva dai contributi personali alla vita personale, familiare e sociale rappresentano componenti essenziali di una vita piena e soddisfacente pertanto la salute in generale, e quella mentale in particolare, sono il risultato delle capacità adattive dell’individuo con l’ambiente.

La salute si genera dall’equilibrio del comportamento e delle relazioni a ogni livello dell’individuo.

Questo è il reale significato della Promozione della Salute nella gestione della salute pubblica secondo le Medicine Tradizionali, che sono basate su principi universali non limitati a un particolare gruppo etnico o una cultura, bensì Centrate sulla Persona. Tale visione è pertanto interculturale, nonché fondamentale per la interazione dei sistemi sanitari esistenti. Essa inoltre costituisce un modello culturale per il recupero dei valori tradizionali locali e fondati sulla prevenzione e protezione della persona piuttosto che esclusivamente sulla cura della patologia singola o associata.

Le strategie di prevenzione pragmaticamente suggerite dalle Medicine Tradizionali, Complementari e Non Convenzionali, includono fattori quali la promozione dell’educazione alla salute, consapevolezza individuale, integrazione della spiritualità e dell’etica nei sistemi sanitari. Esse possono e devono essere applicate nella gestione della salute pubblica, allo scopo di migliorare la qualità di vita sia percepita che oggettiva, promuovere un sano invecchiamento, limitare l’uso di farmaci e ridurre i costi diretti, indiretti e sociali delle malattie croniche a più ampia prevalenza.

L’essere umano non è una mera parcellizzazione di realtà fisiche e biologiche, ma un continuum psicopatobiografico quale risultato di infinite interazioni. Questa prospettiva è alla base di quella capacità di ascolto, valutazione, trattamento che sono il motore di un approccio al paziente centrato sulla persona e non solo sul sintomo.

I risultati delle numerose ricerche sulla qualità dell’assistenza sanitaria condotte negli Stati Uniti, in Europa e in Italia mostrano che, se a un paziente è richiesta una valutazione sulla qualità dei trattamenti medici, le sue priorità sono: umanizzazione, personalizzazione del trattamento, necessità di avere informazioni adeguate in un ambiente confortevole per una libera scelta del proprio percorso di salute.

Negli ultimi anni il dibattito scientifico sulle Medicine Tradizionali, Complementari e Non Convenzionali e la loro interazione con la biomedicina, dominante nella società occidentale, ne ha favorito e legittimato un aumento della domanda. Si sta attivando, così, un processo di trasformazione culturale che coinvolge lo stile di vita della popolazione e sposta il focus dal sintomo alla più generale della ricerca del benessere della persona. L’attenzione è anche rivolta alle capacità di auto-guarigione, al risveglio delle potenzialità individuali che sostengono e amplificano i benefici dei trattamenti e alla necessità di un’informazione accurata ai cittadini affinché possano scegliere liberamente il proprio percorso di cura. È diritto di ogni persona essere curata con dignità e rispetto, migliorando l’esperienza dei trattamenti. È importante ridurre le disuguaglianze, essendo consapevoli del “gradiente sociosanitario” per l’equilibrio sostenibile e di farmacoeconomia.

È importante, dunque, favorire un cambiamento nei processi di politica e assistenza sanitaria. Un’etica professionale moderna, che mira a raggiungere un rapporto soddisfacente tra medico e paziente, dovrebbe sviluppare una rinnovata capacità di ascolto per una efficace capacità di comprensione.

Questo implica che all’attenzione per gli aspetti più bio-fisiologici e microscopici dell’organismo

debba essere aggiunta anche l’attenzione all’ambiente naturale e sociale in cui l’essere umano vive e si ammala. Ecco perché è necessaria una medicina basata sulla fiducia e sulla condivisione delle scelte terapeutiche tra medico e paziente. L’attenzione al paziente nella scelta dei programmi di salute individuale porta a una diversa visione sociale della qualità della sanità.

Una Medicina Centrata sulla Persona e sulla Prevenzione Primaria riesce a dare equilibrio psicofisico all’individuo e rappresenta il trampolino di lancio per un equilibrio sostenibile per le società attuali e future.

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