Medicine tradizionali, complementari e non convenzionali
nel servizio sanitario nazionale
di La Redazione S&C - 11/10/2016
Medicine tradizionali, complementari e non convenzionali
nel servizio sanitario nazionale
Il 29 settembre 2016 si è tenuto il simposio nazionale
sul rapporto tra medicine tradizionali, complementari e non convenzionali nel
servizio sanitario nazionale. Grazie all’ente AMCP (Associazione per la
medicina centrata sulla persona), questo incontro è stato svolto per
l’uguaglianza dei diritti di salute del cittadino. Ciò che emerso a seguito del
simposio nazionale, lascia intendere che l’Italia sente sempre più l’esigenza
di riconsiderare i termini legati alla salute, alla prevenzione e alla
malattia.
Ecco un estratto dal documento finale
La parola “Medicina” è diversa per ogni cultura e popolo
che ne ha tratto beneficio; per cui esistono tanti sistemi di guarigione e cura
quante culture esistono nel mondo.
Infatti secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità
circa l’80% della popolazione mondiale che vive in paesi non occidentali
dipende dai loro sistemi autoctoni tradizionali quali fonti primarie di
prevenzione, cura e riabilitazione.
I Sistemi di Salute, i Saperi di Salute, le Medicine su
base Antropologica sono sistemi medici con differenti origini culturali, a
volte figli di una saggezza millenaria.
Ognuno dal proprio punto di vista, questi approcci,
ognuno da una specifica prospettiva hanno un’immagine olistica dell’essere
umano. Le Medicine su base Antropologica mettono in relazione i sintomi fisici
del paziente con tutte le altre dimensioni della sua esistenza, perciò hanno in
comune il fatto di essere centrati sulla persona. Questi sistemi si basano
sulla concezione di benessere intrinsecamente e ontologicamente connessa
all’interezza della persona, quindi al suo essere in-dividuo, in-separabile in
corpo, anima e spirito, comprendendone perciò tutti i fattori comportamentali,
psicologici, spirituali, ambientali e culturali. Per esigenze di
semplificazione potremmo dire che mentre la biomedicina, o medicina occidentale
dominante, ha una visione cosiddetta militarista (nel senso di focalizzarsi a
curare le malattie nelle varie parti del corpo attraverso la localizzazione ed
eliminazione dei sintomi, utilizzando spesso tecnologie inaccessibili, anche
per motivi economici, in molte parti del mondo), i Sistemi di Salute su base
Antropologica si basano su un continuum di cure e su un concetto di prevenzione
molto più sviluppato filosoficamente ed ecologicamente, sul mantenimento della
salute, sull’ecosistema locale come medicina, il cibo come medicina e sulla
relazione di cura, sul “prendersi cura” a lungo termine, essendo di gran lunga
più conveniente e sostenibile anche dal punto di vista economico, specie se
riferito a quadri nosologici di grande impatto demografico e, quindi, di
elevata prevalenza e di forte incidenza nei bilanci del S.S.N.
In Europa non meno di cento milioni di persone fanno
regolarmente uso di prestazioni sanitarie di Medicine Non Convenzionali a
livello preventivo e curativo.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità per
rispondere adeguatamente alle nuove sfide del XXI secolo, la medicina deve
concentrarsi sulla salute della persona piuttosto che sulla malattia.
Questo concetto è da sempre alla base delle Medicine
Tradizionali, essendo fondato su tre principi semplici ma efficaci:
preservare la salute è il miglior approccio alla
prevenzione;
è meglio rinforzare l’organismo prima dell’insorgere
della malattia, piuttosto che trattare la malattia una volta presente;
è preferibile regolare gli stili di vita e i regimi
alimentari prima dell’insorgere di problemi clinici conclamati, piuttosto che
prescrivere trattamenti una volta insorti i problemi.
È auspicabile che i medici e tutti coloro che hanno la
responsabilità etiche, professionali, sociali ed economiche in merito ai
livelli di salute della popolazione devono abbraccino la visione della
globalizzazione nel senso sopra indicato. Sono questi, ad esempio, i principi
su cui si fonda la struttura del nuovo Piano Nazionale della Prevenzione
2014-2018, dove viene privilegiata un’ottica di sistema che tenga conto delle
differenze culturali, dei fattori di diseguaglianza e delle evidenze provate
dall’efficacia.
Gli operatori e i decisori, ai diversi livelli dei
servizi di welfare e delle organizzazioni sanitarie e di benessere
indipendentemente dalla loro natura (pubblico, di mercato, di terzo settore)
sono chiamati a dare nuove risposte sanitarie e di salute e a assumere
decisioni all’interno di sistemi organizzativi la cui geometria è in continuo
divenire che sono destinatari di una domanda di salute sempre più globale.
Essi sono chiamati, in una logica d’interscambio e di
democrazia, a progettare, realizzare e gestire in modo innovativo iniziative
socio-sanitarie che sviluppino la sfera pubblica per un nuovo e sempre più
adeguato sistema di salute e di ben-essere, al cui centro è posta la persona.
È infatti necessario considerare non solo il mondo
oggettivo della salute ma anche, e soprattutto, quello soggettivo, poiché è
parte integrante del processo terapeutico. La salute non può prescindere dalla
percezione individuale di benessere e dalla capacità di partecipare al sistema
sociale: la percezione di benessere che deriva dai contributi personali alla
vita personale, familiare e sociale rappresentano componenti essenziali di una
vita piena e soddisfacente pertanto la salute in generale, e quella mentale in
particolare, sono il risultato delle capacità adattive dell’individuo con
l’ambiente.
La salute si genera dall’equilibrio del comportamento e
delle relazioni a ogni livello dell’individuo.
Questo è il reale significato della Promozione della
Salute nella gestione della salute pubblica secondo le Medicine Tradizionali,
che sono basate su principi universali non limitati a un particolare gruppo
etnico o una cultura, bensì Centrate sulla Persona. Tale visione è pertanto
interculturale, nonché fondamentale per la interazione dei sistemi sanitari
esistenti. Essa inoltre costituisce un modello culturale per il recupero dei
valori tradizionali locali e fondati sulla prevenzione e protezione della
persona piuttosto che esclusivamente sulla cura della patologia singola o
associata.
Le strategie di prevenzione pragmaticamente suggerite
dalle Medicine Tradizionali, Complementari e Non Convenzionali, includono
fattori quali la promozione dell’educazione alla salute, consapevolezza
individuale, integrazione della spiritualità e dell’etica nei sistemi sanitari.
Esse possono e devono essere applicate nella gestione della salute pubblica,
allo scopo di migliorare la qualità di vita sia percepita che oggettiva,
promuovere un sano invecchiamento, limitare l’uso di farmaci e ridurre i costi
diretti, indiretti e sociali delle malattie croniche a più ampia prevalenza.
L’essere umano non è una mera parcellizzazione di realtà
fisiche e biologiche, ma un continuum psicopatobiografico quale risultato di
infinite interazioni. Questa prospettiva è alla base di quella capacità di
ascolto, valutazione, trattamento che sono il motore di un approccio al
paziente centrato sulla persona e non solo sul sintomo.
I risultati delle numerose ricerche sulla qualità
dell’assistenza sanitaria condotte negli Stati Uniti, in Europa e in Italia
mostrano che, se a un paziente è richiesta una valutazione sulla qualità dei
trattamenti medici, le sue priorità sono: umanizzazione, personalizzazione del
trattamento, necessità di avere informazioni adeguate in un ambiente
confortevole per una libera scelta del proprio percorso di salute.
Negli ultimi anni il dibattito scientifico sulle Medicine
Tradizionali, Complementari e Non Convenzionali e la loro interazione con la
biomedicina, dominante nella società occidentale, ne ha favorito e legittimato
un aumento della domanda. Si sta attivando, così, un processo di trasformazione
culturale che coinvolge lo stile di vita della popolazione e sposta il focus
dal sintomo alla più generale della ricerca del benessere della persona.
L’attenzione è anche rivolta alle capacità di auto-guarigione, al risveglio
delle potenzialità individuali che sostengono e amplificano i benefici dei
trattamenti e alla necessità di un’informazione accurata ai cittadini affinché
possano scegliere liberamente il proprio percorso di cura. È diritto di ogni
persona essere curata con dignità e rispetto, migliorando l’esperienza dei
trattamenti. È importante ridurre le disuguaglianze, essendo consapevoli del
“gradiente sociosanitario” per l’equilibrio sostenibile e di farmacoeconomia.
È importante, dunque, favorire un cambiamento nei
processi di politica e assistenza sanitaria. Un’etica professionale moderna,
che mira a raggiungere un rapporto soddisfacente tra medico e paziente,
dovrebbe sviluppare una rinnovata capacità di ascolto per una efficace capacità
di comprensione.
Questo implica che all’attenzione per gli aspetti più
bio-fisiologici e microscopici dell’organismo
debba essere aggiunta anche l’attenzione all’ambiente
naturale e sociale in cui l’essere umano vive e si ammala. Ecco perché è
necessaria una medicina basata sulla fiducia e sulla condivisione delle scelte
terapeutiche tra medico e paziente. L’attenzione al paziente nella scelta dei
programmi di salute individuale porta a una diversa visione sociale della
qualità della sanità.
Una Medicina Centrata sulla Persona e sulla Prevenzione
Primaria riesce a dare equilibrio psicofisico all’individuo e rappresenta il
trampolino di lancio per un equilibrio sostenibile per le società attuali e
future.
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