La musica di Claude Debussy fra acqua, alchimia e fisica
quantistica
Debussy intuì nella simbologia dell’Acqua una via per il
ritorno al Principio, la musica è la sua voce più autentica
di Alessandro Nardin - 09/08/2016
La musica di Claude Debussy fra acqua, alchimia e fisica
quantistica
Il mare di Debussy si spalanca agli occhi e alle orecchie
di chi gli si accosta, lasciando il malcapitato al cospetto di una distesa dai
confini incerti.
Debussy intuì nella simbologia dell’Acqua una via per il
ritorno al Principio. La musica non è che la voce più autentica di questo
ritorno. Questa intuizione anticipava di fatto le scoperte della fisica degli
anni che seguirono: la natura fluida vibratoria della materia, l’esistenza di
una realtà prima ed ultima che connette tutti i fenomeni.
Claude Debussy e la sua percezione della musica
Claude Debussy visse e compose nella Parigi fin de
siecle, teatro delle più importanti innovazioni artistiche e culturali ma anche
di quella che viene conosciuta come la “rinascita occultista”: egli frequentò quegli
stessi luoghi in cui poeti e pittori simbolisti incontravano i mistici
rosacroce e gli epigoni della nuova alchimia. Ebbe quindi il modo di
abbeverarsi delle stesse radici della conoscenza e di sperimentare
direttamente, tramite i suoni, una visione del mondo al tempo stesso fisica e
spirituale.
L’Acqua, elemento cardine della sua vita compositiva, ne
è la più perfetta trasposizione.
Quale immagine dell’acqua avrebbe potuto influenzare
Debussy? Egli colloca la musica all’interno della natura stessa: è qui che si
rivela il suo pensiero più autenticamente esoterico.
Per lui «la musica è una somma di forze sparse» e la sua
origine «è iscritta nella natura.»
Essa si colloca pertanto fra il moto sensibile dei
fenomeni e il moto vitale interiore, «non limitandosi solo alla riproduzione
esatta della natura ma ai legami misteriosi tra la natura e l’immaginazione.»
In una delle definizioni più ermetiche, Debussy arriva a
definire l’arte musicale «una misteriosa matematica che partecipa all’infinito
e che presiede al moto delle acque e al gioco delle curve descritte dalle
brezze mutevoli».
Le origini esoteriche della musica di Debussy
La musica è causa e al contempo effetto di un movimento
interno alla natura delle cose: il movimento fenomenico dell’aria e dell’acqua
che percepiamo con i nostri sensi, non è che una derivazione.
È interessante a questo punto confrontare queste
riflessioni con quelle di François Jollivet-Castelot, lo scienziato coevo del
compositore, frequentatore delle stesse società rosacroce che segnò una
rinascita del pensiero e della pratica alchemica.
Il fondatore del Hyperchimie, in un testo del 1901, così
riassume le caratteristiche del Mercurio filosofale: «Il Mercurio simboleggia
la forza vibratoria universale, il fluido, il principio passivo estremo delle
cose. Acquoso, esso racchiude l’Acqua e l’Aria che tendono senza sosta a
entrare.»
Se il Mercurio-Acqua è “vibrazione”, come dice
Jollivet-Castelot, è anche suono: l’Aria, è l’elemento che vivifica il suono, e
che lo conduce al cospetto della realtà naturale e degli uomini capaci di
ascolto.
La questione più importante e più carica di conseguenze è
data proprio dalla natura vibratoria che caratterizza l’elemento liquido: non
un semplice movimento ma un’oscillazione permanente, nascosta nel cuore stesso
della materia e che per sua stessa natura è suono.
Debussy lo ha reso fenomeno reale tramite la propria
musica.
Musica e dinamicità della materia
Il Principio è vibrazione, la vibrazione è suono, il
suono è Vita.
Questo ci porta al cospetto della modernità: ai nostri
giorni, mediante metafore musicali, è stato con limpida chiarezza il compianto
professor Emilio Del Giudice a descrivere le oscillazioni di energia interne
all’acqua.
La sensibilità del prof. Del Giudice lo portò spesso a
mettere in parallelo la coerenza interna della dinamicità della materia e la
musica.
«Le oscillazioni del campo costituiscono la musica al cui
ritmo le molecole danzano collettivamente.»
È la danza di Śiva della tradizione induista, «il flusso
incessante di energia che attraversa un’infinita varietà di configurazioni, che
si fondono una nell’altra.»
Per Del Giudice, c’è un elemento privilegiato in cui è
possibile riscontrare l’armonia interna della materia, l’elemento che già
Talete, primo filosofo, intuì come origine della vita e della cui maternità
universale Debussy fu cantore devoto: l’acqua appunto.
«L’acqua liquida è stata riconosciuta da tempo come la
matrice di molti processi, compresa la vita.» Ci ricorda Del Giudice.
La comprensione della realtà attraverso la musica
«In re immobili, numquam fit sonus.» In un mondo inerte, non esiste alcun suono.
Ma il mondo non è mai inerte. Ce lo dice la scienza, che
nega la possibilità della stasi totale delle particelle ponendo lo zero
assoluto come un punto d’arresto teorico irraggiungibile o aprendo le porte
alle infinite armonie della teoria delle stringhe. E ce lo conferma la musica.
Claude Debussy si sentì investito della responsabilità di
tradurre in musica la vita della materia, il ciclo continuo di rigenerazione
che nella morte vede i prodromi della rinascita, la vibrazione perpetua, il
respiro dell’universo. La danza di Śiva, nella sua arte, non si è mai
arrestata.
Così come noi oggi possiamo comprendere l’esistenza delle
più piccole, invisibili particelle solo dalle tracce lasciate nelle loro
collisione, così la via esoterica di Debussy è comprensibile solo da ciò che ci
ha lasciato: è nel bagliore accecante della sua musica che la sua mente
illuminata ha lasciato la sua impronta.
«Solo i musicisti hanno il privilegio di captare tutta la
poesia della notte e del giorno, della terra e del cielo, di ricostruirne
l’atmosfera e ritmarne l’immenso palpito.»
Leggi gli interessanti articoli del n. 57 di Scienza
& Conoscenza intitolato "Il potere del suono"
Scienza e Conoscenza - n. 57 - Rivista Cartacea >> http://goo.gl/IXUJQs
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