L'Arca dei Nuovi Maestri
Crescere con gli spiriti guida
di Igor Sibaldi
In queste pagine dense di mistero e sapienza, l'autore ci
accompagna in un affascinante viaggio di liberazione spirituale dai fantasmi e
dai tabù della nostra coscienza, aiutandoci a scoprire chi siamo, dove andiamo,
perché e come...
La meta da raggiungere è una nuova dimensione di
esistenza alla quale ognuno sogna di approdare per essere finalmente se stesso,
non più prigioniero dei rigidi, pericolosi schemi del quotidiano, non più in
balìa di assurdi pregiudizi e aridi schemi di pensiero che impediscono di
essere felici.
Il libro è un aggiornamento e una rielaborazione di un
volume precedentemente pubblicato con il titolo "L'età dell'oro".
Liberare le energie dell'interiorità scoprendo cose di
noi che neppure sospettavamo. L’autore ci racconta il suo affascinante percorso
spirituale verso la liberazione dell’Io e ci insegna a contattare i nostri
Maestri Invisibili, autentiche guide spirituali che, instancabili, ci parlano,
ci smentiscono, ci spronano, ci assecondano nelle nostre scelte e nei nostri
pensieri, e possono rivelare in noi favolose doti e una consapevolezza nuova e
benefica.
L'ultima puntata della "Trilogia dell'Aldilà"
dopo "I maestri invisibili" e "Il frutto
proibito della conoscenza"
Dalla quarta di copertina
Ognuno di noi, senza saperlo - o meglio, senza volerlo
sapere -, vive un'esistenza parallela a quella che consuma giorno dopo giorno,
mese dopo mese, anno dopo anno, un'esistenza meravigliosa, senza inizio e senza
fine, ben "più alta della realtà", di cui spesso ci si dimentica, o
si preferisce non avere consapevolezza, per paura, diffidenza, ignoranza anche.
Eppure lì, in quella vita segreta e gravida di risorse e
sorprese, sono racchiuse straordinarie energie insospettate. Basta avere il
coraggio - o la forza, o la capacità - di liberarle e metterle in gioco. Come? Imparando ad ascoltare la voce
dolcissima dei Maestri invisibili: presenze angeliche, non prive di ironia, che
ci affiancano nel nostro viaggio avventuroso nel mondo.
Essi sono autentiche guide spirituali che ci parlano, ci
smentiscono, ci consigliano nelle nostre scelte e nelle nostre parole, nei
nostri amori e nelle nostre pene e, soprattutto, sanno davvero guardare nel
nostro cuore e nella nostra mente, molto meglio di qualunque altra persona che
pure crediamo vicina.
Leggi un estratto dal libro di Igor Sibaldi "L'Arca
dei Nuovi Maestri"
Introduzione: La Vita Accanto - L'Arca dei Nuovi Maestri
- Libro di Igor Sibaldi
Le percezioni fragili - Le ali - Come si ascoltano le
storie degli Spiriti - L'Aldilà di me - La Stanza Tonda e i quaderni -
L'insonnia -L'egoismo - I periodi di crescita - La domanda delle fiabe- Il
continente sotto il mare - La mia veggenza e l'Angelologia - La nebbia - Le due
vite
Al tempo in cui preparavo carte geografiche dell'Aldilà
avevo ancora i miei primi Maestri: il Dominante, l'Austero, la Bambina, e altri
due che sembravano vecchi, maschio e femmina, e indossavano finte ali di
libellula. Il Dominante diceva che questi due alati erano Spiriti Custodi e che
le loro ali erano soltanto una mia percezione.
E quanto di voi è soltanto una mia percezione? domandavo
ogni tanto.
«Tutto ciò di cui hai paura» rispose una volta il
Dominante, guardando anche lui i due alali. «Quando avete percezioni infondate
è perché avete paura, sia qui nell'Aldilà o nel vostro Aldiquà» e mi sorrise.
«Così vi nascondete.»
«Guardale bene, impara a vedere attraverso le ali»
aggiunse l'Austero, che in quel momento stava correggendo una mia mappa.
Le ali erano intrecci di sottili nervature e lamelle
color ghiaccio. I due Spiriti custodi sedevano a qualche passo di distanza,
silenziosi, e sorridevano di quel mio guardarli. Quando nelle lamelle cominciai
a distinguere dei volti, sbattei le palpebre e mi rivolsi di nuovo al
Dominante: Voi avete anche vicende vostre, indipendenti da me? domandai, in
cerca di un altro argomento di conversazione. Quando non vi sento, voi
esistete?
L'Austero scosse il capo, scontento che non avessi
guardato di più. Il Dominante mi rispose: «In un certo senso sì. Ma la nostra
dimensione è un'altra. Le nostre storie hanno varie direzioni, non riuscireste
a ricostruirle con il vostro modo di intendere il tempo. Per conoscerle dovete
assimilarle; metterci del vostro, farle diventare storie che vivete voi.»
Nel senso che per capire qualcosa di voi devo capire
qualcosa di me?
«Sì. Ogni volta che intendete qualcosa di noi, quel
qualcosa entra nella vostra vita e produce periodi di crescita. E quando nella
vostra vita si producono situazioni nuove, è perché avete inteso qualcosa di
noi, che ve ne accorgiate o no.»
«È il nostro modo di venire al mondo» aggiunse l'Austero.
«Ma a voi capita raramente di accorgervi di qualcosa di nuovo. Ve ne
proteggete, sempre con quelle ali.»
La prossima volta guarderò meglio, nelle ali, gli dissi
come l'avrebbe detto un ragazzino a un adulto.
«Oh, noi abbiamo pazienza.»
Era l'autunno di tre anni fa, e stavamo conversando nella
Stanza Tonda: un luogo privilegiato della mia immaginazione, dove andavo sempre
a incontrare quegli Spiriti Maestri.
Esploravo la loro dimensione per una curiosità (mi
dicevo) soprattutto psicologica; intendevo i Maestri come una via d'accesso a
certe strutture superiori della mente, ignote agli scienziati attuali ma non
agli antichi. Spiriti guida, Geni, dàimones, àngheloi, jinn: la mia ipotesi era
che non fossero entità vere e proprie, ma personificazioni spontanee di
cambiamenti che la nostra coscienza attraversa nel varcare ciò che di solito
chiamiamo «io», verso altre percezioni del tempo e dello spazio. Erano cioè
l'aldilà di me; e si comportavano davvero come tali: mi spiegavano ciò che non sapevo,
o che ancora non sapevo di sapere - ovverosia (pensavo) personificavano ed
esprimevano l'ampliarsi della mia conoscenza. A volte, mi pareva che potesse
ampliarsi senza fine, in qualsiasi direzione: «Noi siamo inizi» mi dicevano
«qui tutto incomincia soltanto, a ogni istante».
Questa prospettiva di un continuo auto-superamento
dell'«io» mi interessava irresistibilmente, dopo molti miei studi di teologia e
psicologia. Lì nella Stanza Tonda l'infinito dello Spirito e la coscienza che
lo cerca mi sembravano a un passo dal diventare tutt'uno. E illimitata era
anche la pazienza con cui quei Maestri lottavano dolcemente contro i limiti -
sempre nuovi - del mio domandare e capire, e ragionare, e accorgermi.
Per raggiungere il loro Aldilà adoperavo un metodo antico
e semplice, che ho riportato in alcuni miei libri, basato esclusivamente
sull'immaginazione. A occhi chiusi mi figuravo un dettagliato itinerario, non
molto diverso da quello descritto da Dante all'inizio della Commedia, che
conduceva alla Stanza in cui mi attendevano il Dominante e gli altri che ho
detto. Discutevo, giocavo con loro, a volte mi portavano in altre epoche. Gran
parte delle conversazioni svanivano dalla memoria come i sogni, e perciò avevo
cominciato ben presto ad annotarmi ogni loro frase, per esaminarla poi con cura
quando, riaprendo gli occhi, ritornavo al mio stato di coscienza ordinario. In
una decina d'anni avevo riempito un intero scaffale di quaderni fitti. Sia quel
metodo d'accesso sia lo scrupolo del prendere nota funzionavano egregiamente
anche per le altre persone a cui li avevo insegnali: persone colte e meno
colte, esperie o pressoché digiune di psicologia; il che tanto più mi
convinceva che la connessione con i Maestri avvenisse in uno stato di coscienza
comune, se non a lutti, per lo meno a molti, e avesse poco a che fare con
quell'Aldilà che in Occidente è oggetto di timori superstiziosi e di fedi
altrettanto superstiziose.
«Quella è l'insonnia» diceva il Dominante.
Che insonnia?
«Ciò che tu definisci timore superstizioso è simile
all'insonnia, e un tempo si chiamava così, perché è altrettanto difficile da
vincere.» Io annotavo.
«È un vostro modo di guardare la realtà barricandovi
dietro ciò che non ne capite» continuava. «L'uomo è molto contento di non
comprendere abbastanza. La sua scienza, la sua filosofia servono soprattutto a
preservare in lui la sensazione di non capire ciò che ha intorno e dentro di
sé. Gli ripugna ogni intelligenza immediata; perciò pensa che gli animali siano
esseri inferiori.»
Sorridevo. E perché gli piacerebbe tanto non capire,
secondo voi?
«Perché non vuole sentirsi parte della realtà. Agli
uomini piace essere irreali.»
«Cioè gli piace esserlo solo loro» precisò l'Austero «e
perciò invidiano chi lo è davvero, e dicono che non esiste.»
Questo come devo capirlo?
«La vita è più alla della vostra realtà» mi spiegava il
Dominante guardando la mia mano che scriveva «ma l'uomo teme ciò che è più in
alto; o meglio: non vuole averne la responsabilità. Così si sforza di non
essere fin là, proprio come chi ha l'insonnia si sforza di non addormentarsi, e
di convincersi di non riuscirci.»
Per paura di sognare?
«Per paura che il sogno non sia un sogno. Come dice la
Bibbia, "Il Signore fece scendere un torpore sull'uomo, che si
addormentò". Tanti non si addormentano mai.»
Annuii. Qui si riferiva anche a me. Dalla mia insonnia
avevo cominciato a uscire soltanto un paio d'anni prima, e da allora tutto
stava diventando nuovo per me. Ecco com'era andata.
Capita a volte la sensazione inquieta di aver perso
moltissimo tempo. A me era accaduto, appunto, nell'estate del '99. D'un tratto
mi era parso di essermi accontentato sempre di un'esplorazione solamente intima
dell'Aldilà: come se vi avessi cercato, e insegnato ad altri a cercare,
soltanto un rifugio, invece di capire come la mente cosciente e quelle sue
altre strutture potessero allargare e migliorare il mondo, con vantaggi
concreti per tutti. Non che fossi un'eccezione in questo.
«Dai contatti con gli Spiriti non è finora emerso
qualcosa di utile, per esempio la rivelazione di una nuova forma di energia»;
com'era banale eppure preciso Freud nel porre questa obiezione che prima e dopo
di lui tanti esperti dell'Aldilà avevano evitato.
Davvero, con millenario egocentrismo l'uomo ha
interpellato l'Aldilà soltanto per se stesso: per chiedere soluzioni di qualche
problema suo o di suoi conoscenti. Anche Dante in Paradiso, o Faust nei suoi
viaggi avrebbero potuto chiedere consigli per la cura della peste, o magari
soltanto della miopia, eppure neanche ci pensarono: perché? E io perché ci
avevo messo tanto a notarlo?
Indice
Introduzione - La vita accanto
L'arredamento
della Stanza Tonda
Grandi esseri
dalle grandi ali
Nell'acqua
L'abbondanza
I fantasmi
nell'universo
I personaggi
dell'io
L'Impossibile
Vittime e
colpevoli
Le occasioni
Il mondo
intermedio
Consultazioni
Il disordine in
Cielo
Il Messia
La Dea che
nasce
Lezione di
creazione
La sindrome di
Gesù
Scie
Gli altri
esseri
Lo scambio
Istruzioni
Arrivano
Immaginavo
I nuovi Maestri
Epilogo - Il Cielo ovunque
L'Arca dei Nuovi Maestri - Libro >>> http://goo.gl/rxp2zD
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Igor Sibaldi