La dieta alcalina e la terapia anti-acida nella cura dei
tumori
L’acidità è il meccanismo che il cancro usa per isolarsi
da tutto il resto, farmaci compresi: ecco perché è importante uno stile di vita
alcalino
di Raffaella Rosa - 20/04/2016
La dieta alcalina e la terapia anti-acida nella cura dei
tumori
Intervista al Dott. Stefano Fais, Direttore del reparto
farmaci antitumorali del Dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di
Sanità, pubblicata per gentile concessione di Rocco Palmisano.
Da qualche anno si fa un gran parlare della dieta
alcalina, o dieta acido-base, che sottolinea l’importanza di avere un pH
corporeo alcalino per mantenersi in salute e prevenire le malattie. Tuttavia,
non mancano le critiche di chi sostiene che l’approccio alcalino è del tutto
privo di fondamento scientifico. Eppure, in vari centri di ricerca nel mondo,
la terapia anti-acida per prevenire e curare i tumori è oggetto di studio.
All’esame ci sono i possibili sviluppi di farmaci a base di molecole che
ripristinano il corretto equilibrio acido-basico dell’organismo e, in
particolare, della zona colpita dal tumore inibendo la sua crescita e
arrestandola. All’Istituto Superiore di Sanità, i ricercatori stanno lavorando
all’ipotesi di utilizzare gli anti-acidi, e in particolare gli inibitori della
pompa protonica solitamente adoperati per le ulcere gastriche, in funzione
antitumorale al posto dei chemioterapici. Secondo il Dott. Stefano Fais,
Direttore del Reparto Farmaci Antitumorali del Dipartimento del Farmaco
dell'Istituto Superiore di Sanità, il punto da cui partire è proprio l’acidità,
un meccanismo che il cancro usa per isolarsi da tutto il resto, farmaci
compresi.
Giornalista: Dott. Fais, lei è un pioniere nella ricerca
sugli effetti dello squilibrio del pH corporeo e, in particolare, i suoi studi
hanno come focus la correlazione tra acidità dell’organismo e genesi del
tumore. Ce ne può parlare?
Dott. Fais: Si, ma devo fare una piccola premessa perché
lo squilibrio del pH corporeo non è un argomento recente. Nel 1931, il medico e
fisiologo tedesco Otto Heinrich Warburg ha ricevuto il premio Nobel perché ha
scoperto una differenza sostanziale tra le cellule tumorali e quelle normali.
In sostanza, notò che le cellule tumorali avevano un pH basso perché tendevano
a fermentare gli zuccheri e nel processo di questa fermentazione producevano
acido lattico. Questa scoperta ha portato all’uso della PET, in tutti gli
ospedali del mondo, per la diagnosi dei tumori e non solo. Di fatto, la PET
scova nel nostro corpo i siti nei quali c’è la produzione dell’acido lattico.
Giornalista: Ma anche una persona sana quando fa attività
fisica tende a produrre acido lattico?
Dott. Fais: Si, ma poco dopo le cellule muoiono e il
dolore che sentiamo, infatti, è dovuto proprio alla necrosi del tessuto
muscolare. Le cellule tumorali, invece, sono in grado di produrre acido lattico
e di riutilizzarlo e, soprattutto, non muoiono. Anzi, questa acidità iniziale
porta ad una sorta di selezione clonale di cellule che sono armate per
sopravvivere in un ambiente acido. Se prendiamo una cellula sana e la portiamo
al pH di una cellula tumorale, che mediamente ha un valore pH di 6/6,5, vedremo
che muore. Questo, quindi, è già un vantaggio selettivo perché tramite
l’acidità il tumore si isola dall’organismo.
Giornalista: L’habitat ideale del tumore, quindi, è
l’ambiente acido dove addirittura tende a proliferare?
Dott. Fais: Parlare di proliferazione è un po’ fuorviante
perché, in realtà, un tumore non è maligno in quanto si accresce a dismisura,
ma in quanto diventa impermeabile sia alla reazione dell’organismo nei suoi
confronti, sia ai farmaci che, fra l’altro, sono potenzialmente in grado di
uccidere qualsiasi cellula, anche quelle sane.
Giornalista: Si riferisce alla chemioterapia?
Dott. Fais: La chemioterapia, che è la terapia standard
contro i tumori, è basata su molecole che sono dei veleni. Tengo a sottolineare
che l’acidità impedisce ai farmaci di entrare nelle cellule. Non a caso, i
medicinali che hanno dimostrato di funzionare sono acidi deboli o basi deboli
perché entrano in una cellula per un gradiente di pH che, normalmente, è neutro
fuori e lievemente acido dentro. Quindi, la condizione ideale per una terapia
farmacologica è che sia una base debole per poter essere richiamata all'interno
della cellula dal pH lievemente acido. Tuttavia, proprio la natura di basi
deboli dei farmaci ne condiziona l’efficacia nei confronti dei tumori dove il
microambiente è acido ed il compartimento interno è alcalino. Questo comporta
la neutralizzazione esterna dei farmaci che, per lo più, non riescono ad
entrare nelle cellule.
Giornalista: Dott. Fais ci ricorda qual è il valore del
pH fisiologico?
Dott. Fais: In tutti i libri di medicina è riportato che
il pH fisiologico è 7,4. Tuttavia, la gente è portata a pensare che acido sia 5
e alcalino sia 8, mentre un pH di 7,4 è chiaramente alcalino perché lo 0,4
dalla neutralità essendo il pH un valore logaritmico è in realtà “4”. Quindi,
mi piace sottolineare che “noi siamo alcalini, mentre i tumori sono acidi”.
Giornalista: Recentemente è uscito il libro del Dott.
Rocco Palmisano, pioniere dell’acqua alcalina in Italia, intitolato “La Dieta
Mediterranea Alcalina”. La prefazione porta la sua firma. Questo significa che
anche secondo lei bere e alimentarsi in modo alcalino può avere un ruolo
efficace nella correzione del pH del nostro organismo?
Dott. Fais: Sicuramente sì, e penso anche che un
atteggiamento percorribile, a livello di sanità pubblica, potrebbe essere
proprio quello di educare la gente a bere molta acqua con un pH alcalino perché
aiuta a prevenire l’insorgenza di malattie.
Giornalista: Come tutti gli uomini di scienza lei è molto
cauto, pertanto le sue affermazioni sono supportate da dati e riscontri
dimostrabili secondo i canoni della scienza ufficiale?
Dott. Fais: Mi permetto di esprimermi in questi termini
proprio perché ci sono dei riscontri. Abbiamo dimostrato che i farmaci
anti-acidi usati da mezzo mondo nella terapia dell’ulcera, conosciuti come
inibitori di pompa protonica, sono efficaci nel trattamento dei tumori perché
inducono l’alcalinizzazione dell’ambiente tumorale. Sono convinto che un
approccio di alcalinizzazione può prevenire non solo i tumori, ma anche tante
altre patologie.
Giornalista: Un’altra importante conferma arriva dalla
ricerca che lei ha condotto insieme al medico veterinario Dott. Spugnini sugli
animali domestici con patologie quali il tumore. Nella terapia avete introdotto
l’acqua alcalina. Che riscontro avete avuto?
Dott. Fais: Quello che ha fatto il Dott. Spugnini è di
grande rilievo in quanto ha dimostrato che un approccio alcalino migliora
addirittura l’effetto della terapia standard. Considerando, poi, che i cani e i
gatti con tumore solitamente arrivano all’osservazione del medico veterinario
quando la massa tumorale è enorme, addirittura sproporzionata, il risultato
ottenuto acquista una maggiore valenza. Nell’oncologia umana, invece, è
difficile che i pazienti arrivino con tumori così grandi. Pertanto, osservare
negli animali masse tumorali così estese regredire in seguito ad un approccio
alcalino è senza dubbio un dato convincente.
Giornalista: Per mantenere il nostro organismo in salute,
l’approccio alcalino prevede non solo l’utilizzo di acqua alcalina, ma anche
gli alimenti anti-acidi. Quello che emerge nel libro del Dott. Rocco Palmisano,
oltre a consigli e ricette pratiche per alimentarsi nel rispetto
dell’equilibrio acido-basico, è proprio la consapevolezza della relazione che
intercorre tra una sana alimentazione e la salute. Condivide questo approccio?
Dott. Fais: Sono totalmente in sintonia con l’approccio
alcalino e apprezzo moltissimo lo sforzo che sta facendo Rocco Palmisano.
Certo, bisogna avere pazienza perché come indicato nel titolo stesso “La dieta
mediterranea alcalina”, noi viviamo in un Paese in cui si mangia benissimo e,
quindi, privarsi di cibi saporiti è uno sforzo. Questo libro è un ottimo inizio
e, soprattutto, una guida per chi vuole provare a fare una dieta basata su cibi
alcalinizzanti.
Giornalista: Senza dubbio non è facile cambiare le
abitudini alimentari?
Dott. Fais: Come ho scritto nella prefazione, basterebbe
cominciare con piccoli passi, sapere innanzitutto che gli elementi maggiormente
acidificanti dei cibi sono gli zuccheri, i lipidi e le proteine. Ma come viene
sottolineato nei libri di Rocco Palmisano, anche se si assumono cibi
acidificanti l’importante è bilanciarli con cibi alcalinizzanti. L’obiettivo,
quindi, non è eliminare del tutto i prodotti acidificanti dalla nostra
alimentazione, quanto moderarne e bilanciarne il consumo.
Giornalista: La medicina ufficiale sembra avere compreso
la correlazione tra una sana alimentazione e la salute, tuttavia riuscirà a
comprendere anche l’importanza dell’equilibrio del pH fisiologico?
Dott. Fais: Il concetto del pH è ancora poco considerato.
Il problema è che nel mondo della medicina ufficiale l’equilibrio del pH
fisiologico viene trattato con sufficienza, se non addirittura osteggiato.
Parliamoci chiaro, chi ha una florida attività privata, costruita e basata su
paradigmi o criteri standard, è difficile che improvvisamente si sposti su
altri criteri.
Giornalista: Secondo lei, il limite principale alla
sperimentazione di terapie anti-tumorali che hanno come target l’acidità da
dove viene?
Dott. Fais: Le ragioni per cui la medicina ufficiale
tende ad essere irremovibile e a consigliare soltanto quello che già conosce, o
che le viene proposto dalle holding farmaceutiche, ha molteplici ragioni, la
principale delle quali è la paura. Che è, poi, il problema dell’umanità intera.
Tuttavia, si può cambiare. L’esempio ci viene offerto da personaggi come Gandhi
o Lincoln. Quest’ultimo ha compiuto un’azione incredibile per quell’epoca: ha
abolito la schiavitù con una legge. E come lo ha fatto? Comprandosi due voti in
Parlamento. In questo esempio c’è tanto da imparare: se c’è un problema vuol
dire che c’è anche la soluzione e per trovarla, a volte, è necessario venire a
patti con il potere economico. Senza considerare, poi, il fenomeno della resistenza
al cambiamento da parte di professionisti che hanno, appunto, “paura” di
perdere i loro privilegi. Il mondo della medicina è un po’ tutto questo.
Giornalista: Il tumore è una sorta di incubo globale, un
potente tabù. Si riuscirà a debellarlo definitivamente?
non viene percepito solo come malattia ma anche come un
potente tabù?
Dott. Fais: Convincere la gente che i tumori sono delle
malattie e non delle condanne a morte, già sarebbe tantissimo. L’atteggiamento
del medico dovrebbe essere quello di aiutare il paziente a farlo convivere con
la propria malattia. Noi medici sappiamo bene che malattie che consideriamo
quasi risolte, come il diabete, l’ipertensione o il morbo celiaco, non vengono
debellate del tutto con le terapie. Se un iperteso smette di prendere la
compressa anti-ipertensiva, la pressione risale; se il diabetico smette di
somministrarsi l’insulina o smette di fare la dieta ipocalorica, il diabete
ricompare; se il paziente con morbo celiaco smette di mangiare cibi privi di
glutine, i disturbi ritornano.
Giornalista: Quindi, la medicina dovrebbe insegnare che
anche se si ha una patologia non bisogna preoccuparsi perché ci si può
convivere tutta la vita?
Dott. Fais: Sì, questa dovrebbe essere la direzione da
prendere anche nei confronti dei tumori. Per fare solo un esempio è sufficiente
osservare i platani che si trovano sul lungo Tevere a Roma. Sono pieni di
tumori; le cortecce presentano enormi cicatrici. Eppure quegli alberi stanno lì
da duecento anni.
Theodore A. Baroody, Rocco Palmisano
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Data pubblicazione: Dicembre 2010
Tipo: Libro
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